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Papa Leone XIV e l’intelligenza artificiale, come la Rerum Novarum contro i padroni delle ferriere

Seguendo l’intenzione e il pensiero di Papa Francesco, adesso tocca a Papa Leone XIV confrontarsi con l’intelligenza artificiale. Il Wall Street Journal ha dedicato in questi giorni un’analisi approfondita alle dichiarazioni di Papa Leone XIV sull’intelligenza artificiale, a più di un mese dal discorso ai cardinali in cui il pontefice ha rivelato le ragioni della scelta del suo nome papale.

Il quotidiano finanziario americano sottolinea come il Vaticano stia intensificando la pressione sulle aziende tecnologiche per ottenere una regolamentazione vincolante dell’AI. La posizione della Chiesa cattolica assume particolare rilevanza proprio mentre l’amministrazione Trump sta eliminando le normative sull’intelligenza artificiale ereditate da Biden. Il focus del giornale più influente di Wall Street conferma l’impatto internazionale delle parole del Papa sulla questione tecnologica più discussa del momento.

Oggi la Chiesa offre il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”, ha detto Leone XIV ai cardinali riuniti in Vaticano. E perché nessuno avesse dubbi, il pontefice ha anche spiegato di aver scelto il nome di Leone XIV principalmente per questo motivo: seguire l’esempio del predecessore che “con la storica Enciclica Rerum novarum affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale”.

Il parallelismo tracciato dal Papa collega direttamente le preoccupazioni attuali sull’intelligenza artificiale con quelle espresse nel 1891 sui diritti dei lavoratori. La scelta del nome papale diventa così un manifesto programmatico per il pontificato.

Il precedente della Rerum Novarum

Leone XIII scrisse nella Rerum Novarum che “la direzione del lavoro e il commercio sono concentrati nelle mani di pochi, tanto che un piccolo numero di ricchissimi ha potuto imporre sul gran numero dei proletari un giogo poco diverso da quello della schiavitù”. L’enciclica del 1891 denunciava la concentrazione di potere economico nelle mani di pochi industriali durante la rivoluzione delle macchine a vapore.

Se suona attuale oltre che moderno, è perché purtroppo lo è. Allora Papa Leone XIII stabilì i principi fondamentali della dottrina sociale cattolica: diritto di associazione dei lavoratori, salari sufficienti per vivere, condizioni di lavoro sicure. Il documento pontificio influenzò profondamente le politiche sociali europee del XX secolo e ispirò i movimenti sindacali cattolici.

Il nuovo Papa Leone traccia un parallelismo diretto tra quella situazione e l’attuale concentrazione di potere tecnologico. Le aziende dell’intelligenza artificiale controllano oggi risorse e capacità che influenzano miliardi di persone in tutto il mondo. Il Vaticano vede nell’AI contemporanea gli stessi rischi di dominio sociale ed economico denunciati dal predecessore ottocentesco. La Chiesa applica così alla tecnologia digitale gli stessi principi elaborati per la questione operaia: necessità di regole, protezione dei più deboli, controllo del potere concentrato.

Leone XIV, un nome per il futuro digitale della Chiesa - macitynet.it

La posizione del Vaticano

Il cardinale Giuseppe Versaldi, che conosce bene Papa Leone XIV, spiega che il pontefice “vuole che i mondi della scienza e della politica affrontino immediatamente questo problema senza permettere al progresso scientifico di avanzare con arroganza”. Per questo il Vaticano ha organizzato un incontro particolare: ospita dirigenti di Google, Meta, IBM, Anthropic, Cohere e Palantir per una conferenza internazionale su AI, etica e governance aziendale. Microsoft ha programmato incontri con funzionari vaticani, mentre Google ha avviato contatti per un possibile incontro con il Papa. E il presidente di Microsoft Brad Smith dovrebbe incontrare Leone XIV nelle prossime settimane, continuando un dialogo iniziato con Papa Francesco nel 2019.

Il documento vaticano del 28 gennaio sull’intelligenza artificiale intitolato Antiqua et nova: Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, avverte che “anche se la tecnologia avesse usi costruttivi, una manciata di aziende tecnologiche potrebbe acquisire ricchezza e potere a spese di molti”.

La Chiesa teme che gli eserciti possano sviluppare armi autonome prive di giudizio umano e moralità. I bambini rischiano di crescere in un mondo disumanizzato, con chatbot come guide. Il Vaticano chiede un trattato internazionale vincolante per regolamentare l’intelligenza artificiale, opponendosi alle linee guida volontarie preferite dalle aziende.

Il dialogo con le Big Tech

L’attenzione della Chiesa è nata alcuni anni fa. Papa Francesco aveva iniziato questo confronto ospitando nel 2016 i dirigenti più importanti della Silicon Valley, tra cui Mark Zuckerberg di Facebook, Tim Cook di Apple ed Eric Schmidt di Google. Il pontefice argentino aveva abbracciato inizialmente la tecnologia, diventando noto come “Papa Snapchat” per i selfie con i fedeli. Col tempo però Francesco aveva sviluppato preoccupazioni crescenti sui rischi dell’intelligenza artificiale per l’umanità.

Sino ad arrivare al 2023, quando aveva messo in guardia da una “dittatura tecnologica” e chiesto ai governi di sviluppare un trattato legalmente vincolante per regolare l’AI.

Le Rome Call for AI Ethics del 2020, elaborate con Microsoft e IBM, impegnano i firmatari a non violare privacy e diritti umani degli utenti. Il documento di dodici pagine chiede a chi progetta l’intelligenza artificiale di “procedere con responsabilità” e di non alimentare discriminazioni. Google e OpenAI non hanno ancora aderito all’iniziativa, nonostante i ripetuti inviti del Vaticano.

L’arcivescovo Vincenzo Paglia, promotore dell’iniziativa, spera di convincere anche queste aziende a sottoscrivere gli impegni etici. Il dialogo tra Chiesa e aziende tecnologiche continua attraverso incontri riservati e conferenze pubbliche.

Le questioni aperte

Il cardinale Versaldi sottolinea che “questi strumenti non dovrebbero essere demonizzati, ma devono essere regolamentati”. La questione centrale rimane chi avrà l’autorità di stabilire le regole per l’intelligenza artificiale a livello globale. Il Vaticano sostiene che “non è credibile che siano regolamentati dai loro creatori” e chiede “un’autorità superiore”. L’Unione Europea sta gradualmente introducendo normative vincolanti sull’AI, mentre l’amministrazione Trump ha eliminato le regolamentazioni americane e critica i tentativi europei.

Le aziende tecnologiche preferiscono linee guida volontarie alla regolamentazione legale, sostenendo che l’autoregolamentazione garantisce maggiore flessibilità per l’innovazione. Il Vaticano riconosce i benefici potenziali dell’intelligenza artificiale in vari ambiti: sanità, educazione e diffusione della fede, ma insiste sulla necessità di controlli esterni.

Papa Leone XIV eredita da Francesco un dialogo avviato ma non concluso con le Big Tech. Il nuovo pontefice, che ha delle competenze matematiche superiori al predecessore, sembra determinato a ottenere regole più stringenti per proteggere la dignità umana nell’era dell’intelligenza artificiale.

In questa pagina trovate le notizie sull’intelligenza artificiale pubblicate da Macity.

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